MotoGP 2020. Processo a Pecco Bagnaia

MotoGP 2020. Processo a Pecco Bagnaia
Giovanni Zamagni
Ha conquistato un podio, ne ha perso un altro per problemi tecnici, è caduto a Misano mentre aveva la vittoria in tasca. La sua velocità non è in discussione. Il finale di stagione, però, è stato molto negativo: cosa è successo? L’analisi e il podcast con le parole del capo tecnico Cristian Gabarrini e del team manager Francesco Guidotti
20 dicembre 2020

Fenomenale in alcuni GP, in grande difficoltà in altre gare: un po’ come tutti, Pecco Bagnaia ha avuto una stagione di alti e bassi, difficile da decifrare. La sua velocità non è in discussione: non puoi fare certe prestazioni se non hai grandi capacità, non vinci un titolo mondiale della Moto2 (nettamente, tra l’altro), non stai in testa a una gara della MotoGP se non sei uno rapido. Allo stesso modo, però, il finale di stagione - diciamo da Aragon in poi - è stato un po’ preoccupante in prospettiva futura, perché, dal 2021, Bagnaia sarà al centro dell’attenzione nel team ufficiale Ducati. Proviamo a fare un bilancio della sua stagione.

I limiti della moto

Su moto.it abbiamo analizzato più volte la competitività e le difficoltà della DesmosediciGP in questa stagione, anche per l’accoppiamento con la Michelin 2020 posteriore. E’ però giusto sottolineare che, a parte Aragon e Valencia1, la Ducati è stata sempre veloce, ma mai con lo stesso pilota. “Ducati ha sofferto più di altre Case certe condizioni, ma quando c’è uno con la tua stessa moto che va più forte di te, non ci sono scuse, significa che si può fare meglio” sottolinea il capo tecnico Cristian Gabarrini. E’ certamente vero, come però è anche sicuro che il matrimonio Ducati/Michelin ha creato delle difficoltà di adattamento e la richiesta di modifiche nella messa a punto e nello stile di guida: la sensazione è che chi è riuscito ad andare forte lo ha fatto più grazie alla propria capacità di sfruttare una situazione favorevole, riuscendo a esaltare gli aspetti positivi della moto, nascondendo un po’ quelli negativi. Come è successo a Bagnaia a Jerez e Misano; a Dovizioso in Austria; a Zarco a Brno; a Miller in Austria, in Francia, a Valencia (2) e in Portogallo; a Petrucci in Francia. Sotto questo aspetto, quindi, Pecco non ha certo fatto peggio dei suoi compagni di Marca.

 

I limiti del pilota

Come ha sottolineato giustamente il team manager Francesco Guidotti, l’infortunio alla fine delle FP1 del GP della Rep.Ceca ha inciso pesantemente sulla stagione di Bagnaia. “Farsi male è sempre un problema, in una stagione così compressa lo è stato ancora di più, perché Pecco ha perso il ritmo mentre gli altri continuavano a correre. Va tenuto in considerazione nel giudizio globale su di lui” sono le parole di Guidotti. Quell’infortunio ha interrotto un cammino di crescita, ma è anche vero che appena tornato in pista, a Misano, il pilota del team Pramac è andato subito fortissimo, conquistando il secondo posto in gara1 e cadendo in gara2 quando il GP era già vinto. Piuttosto le difficoltà sono emerse in condizioni particolari, soprattutto con il freddo: per sua stessa ammissione, Pecco fatica a far entrare in temperature le gomme, nello specifico quella anteriore. “Dovremo lavorare soprattutto su questo aspetto, perché la velocità di Bagnaia non è in discussione” conferma Gabarrini, sicuro che Pecco sia ormai pronto a fare l’ultimo, decisivo passo in avanti per il 2021. Secondo Guidotti, il suo ormai ex pilota deve forse diventare più “cattivo” caratterialmente, riuscire a reagire alle situazioni più complicate. “Essere in un team ufficiale cambia tutto, bisogna gestire una pressione certamente superiore” chiude Francesco. Questo, però, è il futuro: il 2020 di Bagnaia è stato secondo me da 6,5. Ma uno con le sue capacità può fare molto, molto di più.

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