MotoGP. Bagnaia: “Prima del via, un’emozione pazzesca”

Giovanni Zamagni
Pecco racconta del suo legame con la famiglia, della prima vittoria, del primo mondiale, della prima volta che ha incontrato Valentino, di Luca Marini, delle difficoltà nel capire la Ducati, delle sensazioni che si provano nel giro di allineamento. E tanto altro…
15 aprile 2020

Oggi, con Skype, andiamo a casa di Pecco Bagnaia.

“La prima cosa che farò quando si potrà uscire di casa è tornare a Torino dalla mia famiglia: mi manca veramente tanto. Sono fortunato che la mia ragazza sia qui con me, ma ho voglia di vedere i miei genitori, mia sorella e mio fratello, ma anche i miei nonni. Noi siamo molto legati: fin dai tempi delle minimoto ci spostavamo con un camper a sette posti: mio papà metteva sempre i Dire Straits e si partiva. Per me è stato solo divertimento, per i miei genitori un po’ meno: economicamente è stato un grande sacrificio. Fortunatamente abbiamo incontrato le persone giuste, ma i miei genitori hanno fatto l’80%”.

DUE MOMENTI DIFFICILI
“Uno nel 2008, con le minimoto: mi ero un po’ stufato, volevo andare su una moto più grande, ma bisognava andare forte prima di fare il passaggio. Poi, nel 2009, con le MiniGP ho ritrovato il sorriso. Poi nel 2013, dopo il mio primo anno di mondiale con il Team Italia: è stato difficilissimo, non ci siamo mai capiti. Non ho proprio pensato di smettere, ma è stata dura continuare. Poi, fortunatamente, è arrivata l’Academy: grazie a loro ho continuato e sono ancora qui…”.

VALENTINO, IL MIO IDOLO
“Ho conosciuto Valentino a cena: ho sentito i brividi, è stato emozionante, ho sempre tifato lui”.

PRIMA E DOPO LA PRIMA VITTORIA
“Non te la scordi mai, la cerchi, ci ho messo quattro anni a conquistarla. Il quarto anno è stato l’anno in cui sono sbocciato: la vittoria ti apre un sacco di porte, soprattutto come l’ho ottenuta io, con una moto non troppo veloce. E’ stata come una liberazione”.

PRIMA E DOPO IL PRIMO MONDIALE
“In Moto2 sono arrivato in un team pazzesco, con grandissima professionalità. Tutto era sempre perfetto, un’attenzione al dettaglio che dava sicurezza. Già il primo anno mi sono trovato bene, ma nel secondo tutto è andato “ritmicamente”: in certe situazioni non serviva neppure parlarsi con il mio capo tecnico, toccavamo pochissimo sulla moto.
Un anno perfetto. Solo in Australia ho fatto una gran fatica: mi sono innervosito, e quando accade questo, difficilmente in gara recuperi.
E’ stata una bella lezione: il primo “match point” per il titolo mi ha un po’ destabilizzato. Ma in Malesia ho ritrovato velocità e concentrazione”.

LUCA MARINI
“Ci conosciamo dal 2007, quando avevamo anche fatto una vacanza insieme. Poi ci eravamo un po’ allontanati, prima di essere compagni di squadra nel 2017. Lui è un ragazzo molto intelligente, e dopo che ha svoltato, a partire dal Sachsenring, abbiamo fatto un lavoro di squadra eccezionale: ci siamo sempre aiutati, mai ostacolati. Credo che quest’anno potrebbe vincere il titolo: nella prima gara stava andando fortissimo, prima di avere un problema tecnico”.
 

MOTOGP
“Dipende con che moto debutti in questa categoria. Quartararò, con la Yamaha, non ha minimamente dovuto cambiare stile di guida. Invece il mio percorso è stato diverso, la Ducati non è facile. Sono caduto tantissimo, come mai nella mia carriera; poi, prima della Thailandia abbiamo fatto una riunione in Ducati, dove mi hanno spiegato tecnicamente come va guidata la DesmosediciGP. E’ stato un bell’aiuto: lì è iniziato un processo che si è concluso con i test in Qatar del 2020. C’è voluto molto ad adattarsi, ma adesso l’ho capito: peccato non poter correre. Nel 2019 se sono caduto tanto è perché ho cercato di adattare la Ducati al mio stile di guida, ma è sbagliato. Purtroppo era andato troppo forte nei test invernali: dico purtroppo, perché appena mettevo le gomme nuove ero sempre nei primi cinque. Mi ero un po’ illuso, anche se non avevo il passo, facevo solo un giro veloce nel “time attack”. Quartararò ha fatto tanta differenza in ingresso e in percorrenza: con la Ducati non lo puoi fare. Lui predilige la percorrenza e la Yamaha si nutre di questa cosa”.

TORNARE IN PISTA
“Sarà difficile: nessuno aveva mai fatto uno stop così lungo. Speriamo che riaprano al più presto le piste qui in Italia: tutti noi abbiamo bisogno di sfogarci in qualche modo. E non basterebbe un solo test per riadattarsi, anche fisicamente: chi sarà il più veloce ad adattarsi, farà la differenza”.

EMOZIONE PRIMA DELLA PARTENZA
“Quando arrivo in griglia, accarezzo il serbatoio della mia moto e le dico una frase che mi fa stare bene, sempre la stessa da quando corro. Poi, quando metti la prima per la partenza, già non pensi più a niente, hai solo il riflesso per essere il più veloce possibile. Ma la sensazione che c’è prima è pazzesca: quando non la proverò più, sarà arrivato il momento di smettere”.