MotoGP, HRC: "Il 2020 è stata una sconfitta completa"

MotoGP, HRC: "Il 2020 è stata una sconfitta completa"
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
In una conferenza stampa, lo stato maggiore del reparto corse Honda analizza la stagione appena compiuta. I problemi della RC213V, l'assenza di Marquez ("Stiamo preparando la sua moto per i test invernali") e le prestazioni in crescita di Nakagami
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
11 gennaio 2021

Un'intera stagione senza vittorie. Un'anomalia fra le tante, in un Mondiale come quello 2020 segnato dal COVID e dall'imprevedibile autoeliminazione di Marc Marquez alla prima gara. Ma un'anomalia che HRC, il reparto corse del costruttore più potente del mondo, non può limitarsi ad archiviare come tale. Non accadeva da 40 anni, ovvero da quando Honda rientrò in classe regina con la complicatissima NR500 a quattro tempi nel 1981. Dal 1982 in avanti, da quando la Casa di Tokyo introdusse la prima NS a tre cilindri, non è mai successo che una stagione andasse in archivio senza almeno una vittoria targata Honda.

Con una feroce autocritica tipicamente giapponese, lo stato maggiore Honda Racing ha tenuto una conferenza stampa in cui, invece di scaricare sull'assenza di Marquez e sul destino cinico e baro l'assenza di prestazioni nell'anno appena concluso, Tetsuhiro Kuwata (l'uomo HRC all'interno del team Repsol) e Takehiro Koyasu (responsabile dello sviluppo della RC213V) hanno analizzato i problemi che hanno messo in difficoltà i piloti nel 2020.

"È stata una disfatta completa" ha iniziato Hikita. "Il motivo principale è stato che abbiamo faticato a far lavorare la nuova Michelin posteriore fin dai primi test invernali del 2019, e con la situazione legata alla pandemia di Coronavirus, è stato impossibile portare avanti il programma di test necessario. Inoltre, siamo rimasti senza un pilota capace di tirare fuori le migliori prestazioni dalla nostra moto, il che ha determinato il risultato di quest'anno."

In assenza di Marc Marquez, con il fratello Alex al debutto e Cal Crutchlow penalizzato da una serie di infortuni a inizio stagione, è stato Takaaki Nakagami, in forza al team LCR, al terzo anno di MotoGP, recitare il ruolo di miglior pilota Honda del 2020. Una pole position ad Aragon (prestazione sprecata però con una brutta caduta in gara, al primo giro) e due quarti posti il bottino di Taka, che peraltro disponeva di una moto 2019. Risultati sufficienti a far sì che HRC scommetta sulla sua crescita.

Nakagami, riferimento per lo sviluppo

Nakagami ha vissuto praticamente la stessa situazione di Franco Morbidelli in Yamaha, guidando una RC213V dotata di motore 2019 ma ciclistica 2020 costantemente sviluppata con tutte le parti messe a punto dalla Honda nel corso della stagione grazie all'appoggio di Stefan Bradl che, scherza Kuwata, "probabilmente è quello che ha fatto più chilometri di tutti i piloti della MotoGP" facendo il doppio lavoro di collaudatore e pilota.

Prende la parola Koyasu, che spiega nel dettaglio gli obiettivi cercati con la moto 2020 e... cosa è andato storto. L'obiettivo iniziale era quello di migliorare il comportamento generale, perseguito ovviamente rivedendo da zero tutta la moto fra cui il pacchetto aerodinamico per ridurre la tendenza all'impennata e aumentare la deportanza.

Nel dettaglio, il motore ha subito uno sviluppo volto ad aumentarne la potenza ma a migliorarne, allo stesso tempo, la qualità dell'erogazione, mentre l'obiettivo primario per la ciclistica era quello di migliorare la stabilità in accelerazione e staccata, nonché la trazione in uscita di curva. Ma subito prima dell'inizio della stagione si è scoperto come il nuovo pacchetto aerodinamico, pur migliorando il carico e riducendo le impennate, avesse un forte impatto negativo sulla maneggevolezza. E si è quindi deciso di tornare in tutta fretta alla configurazione 2019.

Anche gli altri obiettivi erano ben lontani dall'essere raggiunti, perché non riuscendo a ottimizzare il comportamento della Michelin posteriore, la RC213V è apparsa carente anche nelle prestazioni motoristiche, come ha spiegato Koyasu: "Ci mancavano accelerazione e velocità massima per superare i rivali in rettilineo." Una situazione aggravata da miglioramenti ottenuti invece da alcuni concorrenti - ha dichiarato Hikita, senza fare nomi - hanno ottenuto miglioramenti significativi.

La svolta è avvenuta solo piuttosto avanti nella stagione, quando - spiega Koyasu - il team ha trovato il modo di far lavorare correttamente, secondo le esigenze della RC213V, la gomma posteriore, agendo sui cinematismi della sospensione posteriore. Un lavoro che ha portato al podio di Alex Marquez e alla pole position di Nakagami, nel frattempo preso a riferimento anche per lo sviluppo grazie alle sue spiccate capacità analitiche ma anche a un talento che, secondo l'opinione di HRC, gli garantiva un importante margine di crescita rispetto alle prestazioni del 2019.

"Già dai test invernali 2019 abbiamo tenuto in considerazione anche le indicazioni di Nakagami" continua Koyasu. "e il fatto che Takaaki potesse crescere molto è un dato di fatto, anche se sicuramente il miglioramento delle sue prestazioni è stato dovuto anche all'aggiornamento della sua moto a metà stagione. In ogni caso, Taka ci ha offerto un feedback importante e significativo, con indicazioni molto vicine a quelle di Marquez."

Koyasu ha spiegato come Nakagami abbia dato prova di comprendere molto bene, a fondo, il comportamento della moto, e di saper incrociare molto bene le sue sensazioni con l'acquisizione dati, traendone anche indicazioni molto importanti per la sua guida che sa poi trasmettere al team di sviluppo. Tutte qualità che hanno fatto passare in secondo piano la bella occasione sprecata al GP di Teruel, ad Aragon, dove è caduto nelle primissime battute partendo dalla pole position. "Ma Nakagami ha imparato molto da quell'errore, iniziando a pensare a come vincere le gare. Il che potrebbe essere uno dei punti che hanno determinato il suo miglioramento nella stagione."

La situazione Marquez

Il che ci porta alla situazione Marquez e alle sue possibilità di rientro. Koyama ha rapidamente riassunto le vicende del 2020, chiedendosi anche se non ci siano state responsabilità della squadra nel suo tentativo di rientro tanto anticipato che ha dato origine alla situazione sanitaria che tutti conosciamo.

"Al momento è ancora tutto in discussione" ha spiegato Kuwata. "Ma continuiamo a monitorare da vicino le sue condizioni e stiamo lavorando comunque per mettergli a disposizione il mezzo migliore possibile per i test invernali a Sepang, dobbiamo fare il possibile per aiutarlo". Ma naturalmente, in un momento di tale incertezza, Honda non può pensare di dipendere dal rientro di Marquez. "Il nostro obiettivo è di conquistare la 'triple crown' (titolo piloti, costruttori e team) perché l'anno scorso non siamo riusciti a dimostrare a forza di Honda, cosa che non possiamo permettere che avvenga nuovamente."

Quindi sarà necessario spingere anche sullo sviluppo, come conferma Koyasu. "Prendiamo molto sul serio il risultato dell'anno scorso, quindi lavoreremo su molti aspetti. Compreso il propulsore, lavorando dove il regolamento ci consente (aspirazione e scarico) e naturalmente la ciclistica. Marquez è sicuramente un pilota eccezionale, ma Honda ha il dovere di impegnarsi sia sul team ufficiale che su quello satellite, quindi lavoreremo durissimo per sviluppare una moto che possa recuperare la triple crown, quindi adatta a tutti e quattro i nostri piloti."

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