MotoGP. Mugello, che meraviglia! Storia del GP

MotoGP. Mugello, che meraviglia! Storia del GP
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Niente pubblico, al Mugello. Peccato perché da molti anni il circuito riserva uno spettacolo tra i più grandiosi. Seguiremo in tanti le gare davanti alla tivù, ma un ripasso veloce può servire
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
27 maggio 2021

Intanto bisogna ricordare che l’autodromo del Mugello fu voluto dall’ACI Firenze per rimpiazzare lo storico tracciato stradale, dopo la cancellazione dovuta a diversi incidenti e purtroppo anche la morte di un bambino che assisteva alla gara delle auto.

L’area individuata nei comuni di Scarperia e San Piero valeva circa 170 ettari e i lavori iniziarono nel ’72 sul progetto dell’ing. Gianfranco Agnoletto. L’impianto fu inaugurato nel giugno 1974 con una gara di F 5000. Dal 1988 è passato nella proprietà della Ferrari.

Alla prima gara internazionale io c’ero e andai sul podio. Nel luglio 1975 si disputò la 1000 km del Mugello: era una prova del campionato Endurance (allora europeo) e quel podio fu praticamente tutto italiano: vinse la Ducati 900 NCR con Ferrari e lo spagnolo Grau, seconda la Guzzi V7 Sport di Sciaresa-Mulazzani, terzi Brettoni e il sottoscritto con la 1000 tre cilindri Laverda.

Purtroppo nella gara cadde con la sua Guzzi e perse la vita il milanese Carlo Fiorentino alla seconda Arrabbiata. Il caldo era infernale.

Nell’autunno dello stesso anno si organizzò poi una gara internazionale di velocità con tutte le classi.
Ricordo che in 500, caduto all’ultimo giro Gianfranco Bonera che era largamente in testa, Ago battè Phil Read e sul podio (tre Suzuki RG 500 quattro cilindri) salii di nuovo con un bel colpo di fortuna. Non ho fotografie perché i due assi, che si detestavano, snobbarono la premiazione e restai solo con la mia coppetta in mano.

Il primo GP d’Italia valido per il mondiale andò in scena al Mugello in quel tragico 16 maggio 1976, con gli incidenti mortali di Paolo Tordi (350) e Otello Buscherini (250) dei quali parlo nella mia storia “Tutta la verità sul Mugello 1976”.
In classe 500 vinse Barry Sheene su Phil Read e Virginio Ferrari, Ago partì dalla pole ma fu costretto al ritiro da rottura meccanica. Vinsero ancora Cecotto in 350, Villa in 250, a Bianchi andò 125 e a Nieto la 50.

Il Mugello è un appuntamento iridato dalla edizione del 1991 e cinque volte è stato definito il migliore circuito del mondiale e premiato dall’IRRTA.

Lungo 5 chilometri e 245 metri, ha il rettilineo box di 1.141 metri e qui il record di velocità appartiene a Dovizioso con la Desmosedici 2019: 356,7 orari. Il giro record per la MotoGP è di Marc Marquez: 1’45”519 che gli valse la pole position del 2019; un crono trenta secondi superiore al primato auto: quello di Lewis Hamilton nelle qualifiche 2020 di Formula 1: 1’15”144. Una differenza abissale costruita sulla velocità di percorrenza delle tante curve.

Il duello del 2000

Loris Capirossi, Valentino Rossi e Max Biaggi furono i protagonisti di una delle più belle gare viste sul circuito toscano. Molti la ricorderanno. Il terzetto fece il vuoto in 500 e diede vita a una serie di sorpassi e controsorpassi da antologia. Fino a che, all’ultimo giro, Valentino che era secondo tentò di passare Capirex ma volò nell’area di fuga, quasi subito imitato da Max.

Per Loris fu una delle più sofferte ma gratificanti vittorie in carriera e invece per il Dottore ci fu anche la replica dell’anno dopo, quando cadde con la sua NSR verniciata in stile hawaiano. Da allora smise di lavorare sulle grafiche speciali delle moto, concentrandosi scaramanticamente sui caschi, sempre con l’aiuto di Drudi; e il lavoro più apprezzato resta quello del suo volto spaventatissimo, alla staccata della San Donato.

Per molti fu altrettanto bella la gara 250 del 2009, con la lunga e incredibile volata sotto il diluvio: Marco Simoncelli con la Gilera contro Mattia Pasini con l’Aprilia e continui sorpassi a ogni staccata.
Di un soffio vinse Mattia su Marco, che aveva trionfato l’anno precedente. Anzi nel 2008, l’anno del titolo mondiale dell’indimenticato Sic, i piloti italiani fecero addirittura tripletta: Valentino in MotoGP, il Simoncelli in 250 e infine Simone Corsi con la 125.

Bisogna sapere dove mettere le ruote

Per vincere al Mugello occorre sentirsi perfettamente bene con la propria moto. E’ una pista tecnica, dove si può fare la differenza, ma ci sono le staccate sull’angolo, le uscite di curva che non si vedono e le contropendenze: bisogna essere a posto con il mezzo e conoscere altrettanto bene dove mettere le ruote. Come Marcellino Lucchi, lo storico collaudatore dell’Aprilia anni Novanta.

Nel maggio del ’98 il cesenate Lucchi si prese la grande soddisfazione di vincere la 250 mondiale davanti ai piloti ufficiali di Noale. Dopo la pole di Tetsuya Harada, mise dietro (e a distanza) Valentino, il giapponese e Capirossi stabilendo anche il giro più veloce. Sul podio della duemmezzo Marcellino ci saliva regolarmente dal ’95, per i collaudi della bicilindrica di Witteveen lui avrà fatto cinquantamila chilometri sul circuito toscano, ma quel giorno del suo unico successo iridato aveva già quarantun anni e ancora racconta che Rossi, diciannove anni appena, tanto felice non era.

Del resto sono stati gioie e dolori, per Valentino Rossi al Mugello: memorabile resta la vittoria con la 125 nel ’97, l’anno del primo titolo, con Claudia Schiffer trasportata nel giro d’onore sul serbatoio dell’Aprilia (e Max Biaggi vinceva la 250); poi ancora la seconda vittoria nel ’99 con la 250 e la striscia impressionante di sette successi consecutivi nella top class dal 2002 fino al 2008, serie record interrotta da Casey Stoner nel 2009.

Rossi è il pilota che qui ha vinto di più, nove volte.
Ma sempre qui nel 2010 Valentino riportò la doppia frattura esposta a tibia e perone della gamba destra, con quella rovinosa caduta alla Biondetti, l’incidente e l’infortunio più gravi della sua carriera.

E durissima da digerire fu anche l’amarezza del 2016: scattato dalla pole, in lotta con Lorenzo per la testa della gara, al nono giro il 46 fu appiedato dalla rottura del motore della sua M1.