MotoGP. Pit Beirer: “Dovi mi emoziona. Ma non è il momento…”

Giovanni Zamagni
Il direttore tecnico KTM dice di voler confermare i 4 piloti attuali: “La situazione è drammatica per tutti, vogliamo essere uniti come una famiglia”. Il tecnico austriaco parla anche dello sviluppo KTM, di Pedrosa, del telaio in tubi, delle WP e di tanto altro…
20 maggio 2020

Oggi,  con Skype, vi porto in Austria, a casa di Pit Beirer, direttore tecnico KTM. Ecco la traduzione dell’intervista.
“Sembra che la situazione stia migliorando, è più sotto controllo, i casi di Covid stanno diminuendo. Da un paio di settimana sono tornato a lavorare in Azienda con regolarità e da ieri è ripresa la produzione delle moto: siamo molto contenti di questo, la produzione è stata ferma per due mesi. Per quanto riguardo il reparto corse, noi ci siamo fermati subito all’inizio di questa crisi, per risparmiare sui costi: finché non ci sono certezze sul calendario, non torneremo a lavorare a pieno ritmo. Preferisco aspettare fine maggio e spingere forte quando si saprà qualcosa in più sui GP”.

Pit, torniamo al 2017, a quando avete debuttato in MotoGP e alle difficoltà che avete incontrato.
“Bisogna tornare indietro al 2006, quando abbiamo cambiato completamente la nostra filosofia sulle corse, decidendo di partecipare in tutte le discipline con una mentalità nuova nel motocross, enduro, rally, supercross. Nel 2012 siamo tornati in Moto3, abbiamo vinto il titolo, come siamo riusciti a farlo in tutte le discipline. Ma c’è una categoria che è chiaramente la più importante per le competizioni di moto: la MotoGP. Abbiamo deciso che dovevamo essere presenti in questa categoria. Adesso combattiamo contro altri cinque costruttori, con grande esperienza e grande storia: il livello è altissimo. Noi siamo giovani, ma è finito il tempo delle scuse: è arrivato il momento di ottenere risultati anche in questa classe”.

Ma è più complicato di quanto ti aspettassi?
“Io e gli uomini del mio team abbiamo una grande esperienza di corse, sappiamo come funziona. Quando abbiamo deciso di partecipare alla Dakar, siamo stati otto anni consecutivi senza vincere: non c’è una categoria nella quale entri contro altri costruttori e sei subito competitivo. Posso dire che siamo dove ci aspettavamo di essere: all’inizio del progetto, ogni giorno è stato duro e difficile. All’inizio, ci hanno dato tutti molto “credito”, perché il primo prototipo sembrava subito competitivo, con un team molto professionale. Nonostante fosse tutto nuovo per noi, tutti sono rimasti sorpresi dal nostro livello di professionalità e, forse, ci hanno dato più “credito” di quanto meritassimo: all’inizio non eravamo così competitivi, eravamo tre secondi più lenti dei migliori, come era normale che fosse. Poi, la situazione è cambiata, ci hanno detto che i risultati non arrivavano; è stata dura, ma come ci aspettavamo: sapevamo che non era una festa di Natale… E’ una sfida dura, ma sono molto contento di far parte di questo fantastico spettacolo”.

Puoi spiegare perché avete scelto telaio e sospensioni completamente differenti dagli altri costruttori?
“Certe scelte fanno parte del DNA di KTM per le moto di produzione. E WP fa parte della nostra famiglia. Con queste scelte abbiamo vinto in tutte le discipline: nonostante questo, quando abbiamo iniziato, molti mi hanno detto che non sarebbe stato possibile fare la MotoGP seguendo queste scelte. Ma anche in Moto3 ci avevano detto che non avremmo vinto con quel telaio e quelle sospensioni. Non credo che il limite sia nel materiale della ciclistica o nelle WP: oggi, siamo più veloci di quanto lo fosse Marc Marquez due anni fa. Se cinque anni fa, qualcuno avesse detto, che la KTM nel 2020 sarebbe stata più veloce di Marquez con una Honda ufficiale nel 2018, probabilmente non ci avreste creduto. Il livello in MotoGP è altissimo e con distacchi ravvicinati, possiamo essere competitivi anche con il nostro telaio e con le WP. Credo che con la nostra ciclistica sia più semplice capire la flessibilità, le reazioni. Non credo sia una questione di materiale, piuttosto conta di più avere le persone giuste per capire cosa serve al pilota. Adesso abbiamo la tecnologia per fare il telaio più leggero della MotoGP: siamo sulla strada giusta per avere ciò che i piloti vogliono. Ma non è una strada facile: è chiaro che se usi un telaio in alluminio e le altre sospensioni (Ohlins, NDA) hai dei riferimenti. Potresti copiare i dati di altri ingegneri, ma non è la strada che vogliamo seguire: noi vogliamo la nostra moto, con il suo carattere. Ma dobbiamo imparare: vogliamo questo telaio e queste sospensioni che danno credito a tutti i nostri ingegneri e alla nostra produzione. Non è la strada più facile da seguire, ma può essere vincente”.

Cosa ha detto Pedrosa dopo aver provato per la prima volta la KTM e cosa sta facendo adesso?
“Con lui all’inizio non eravamo stati fortunati: si era subito fermato per un infortunio a una spalla. Ma era stato positivo che aveva potuto fare qualche giro per capire le sue sensazioni sulla percorrenza in curva, sul carattere del motore. Fu onesto a dirci che non eravamo competitivi per vincere: per noi è stato importante avere un’opinione onesta, è quello che volevamo. Abbiamo lavorato duro nei cinque mesi successivi a quel primo test e quando è risalito sulla moto pga trovato una situazione interessante: eravamo intervenuti su molti aspetti che ci aveva chiesto. Rimase sorpreso della nostra velocità di realizzare pezzi nuovi e di assecondare le sue richieste. Con lui abbiamo una nuova via di sviluppo. Mikka (Kallio, NDA) ha fatto un ottimo lavoro di sviluppo, ma era un limite avere una sola opinione ed è anche giovane. Adesso abbiamo una visione d’insieme più stretta con i piloti, ma voglio sottolineare come entrambi i nostri collaudatori stiano contribuendo in maniera importante allo sviluppo. Dani ci spinge fortissimo, analizziamo quello che succede in gara e lui ha l’esatta percezione di quello che accade e perché accade. Anche grazie a lui, abbiamo realizzato una nuova moto dopo il test di Valencia 2019. Dobbiamo ricordarci che all’inizio era tutto nuovo per noi, mentre adesso stiamo seguendo una direzione più “normale”: prima provavamo tanti pezzi nuovi in gara. E’ servito per accelerare lo sviluppo, mentre adesso i pezzi nuovi arrivano ai piloti dopo che li ha provati Pedrosa. Da novembre, il nostro obiettivo è dare ai nostri quattro piloti otto moto identiche, allo stesso livello: avremmo iniziato così in Qatar. Sono sicuro che adesso siamo a un altro livello rispetto al passato, ma, purtroppo, non lo possiamo dimostrare… Abbiamo iniziato con un sola squadra e un pilota test, adesso abbiamo due squadre e due collaudatori: lo scenario è completamente differente rispetto a un paio di stagioni fa. Adesso possiamo progredire meglio, prima era solo sviluppo: siamo nella condizioni per fare bene”.

Cosa puoi dire di Zarco e perché è così difficile per un pilota Yamaha guidare un’altra moto?
“Prima del cambio moto di Lorenzo, non si era mai visto qualcosa di così complicato e naturalmente non mi aspettavo che accadesse a Zarco, altrimenti non lo avremmo messo sotto contratto. Sembra che ogni moto abbia un carattere particolare, sviluppata per un certo pilota. Sembra complicato per un pilota Yamaha passare a un V4, ma in quel momento non era così chiaro. Zarco è passato a una moto molto differente, ma con lui ho fatto un grande errore: non mi era mai capitato nella mia carriera, solo dopo ho capito che lui aveva accettato qualcosa che non voleva, credo che lui non sia mai stato convinto di guidare una KTM. Non avrei mai fatto un contratto sapendo che il pilota non era convinto. Con il manager sembrava tutto a posto, ma non era così. Inoltre, è stato un problema per lui passare da un team satellite a uno ufficiale e lui non ha mai avuto feeling con la moto. Credo che Johann non sia mai stato convinto di poter risolvere i problemi: prima di provare qualsiasi cosa lui era già convinto che non avrebbe funzionato. E’ stato un periodo molto difficile per noi e sono veramente contento che sia finito, è stato complicato per noi e per lui”.

Cosa puoi dire del futuro, si può ipotizzare una squadra Dovizioso/Espargaro?
“Devo stare attento a come rispondo: ho una grande stima di Andrea. Ma non credo che questo sia lo scenario reale: per come è la situazione adesso, vogliamo tenere i quattro piloti oggi sotto contratto. Per il Coronavirus la situazione è drammatica per tutti, dobbiamo stare uniti come una famiglia. E’ chiaro che sarebbe una possibilità emozionante, ma dobbiamo pensare anche a chi è partito in Qatar a oltre tre secondi, arrivando a conquistare la prima fila a Misano. Vogliamo continuare con Pol e tenere i nostri piloti giovani che abbiamo fatto crescere in Moto3 e in Moto2. Mi spiace non poterti dare la risposta che volevi: Dovi è uno che mi fa emozionare, ma adesso dobbiamo confermare i nostri piloti”.

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