MotoGP, processo a Fabio Quartararo

MotoGP, processo a Fabio Quartararo
Giovanni Zamagni
Dopo lo straordinario debutto in MotoGP nel 2019, dopo le due perentorie vittorie nei primi due GP, sembrava che il pilota francese dovesse conquistare facilmente il titolo. Invece le difficoltà sono state tante e nelle ultime sei gare ha raccolta una media di 3 punti a GP. Cosa è successo?
13 dicembre 2020

Alla fine del 2019, Marc Marquez aveva detto convinto: “Nel 2020, il mio principale avversario sarà Fabio Quartararo: non sarà semplice batterlo”. L’inizio della stagione sembrava confermare le parole di Marquez: due GP, due vittorie di Fabio Quartararo.

Due successi convincenti, senza se e senza ma, due gare nelle quali Fabio aveva dimostrato talento, velocità, capacità di gestione, controllo della situazione. Insomma, un pilota completo, al di là dei suoi 21 anni. Poi, però, il proseguo della stagione è stato complicato: una “sola” vittoria nei successivi 12 GP, spesso in difficoltà, un nervosismo evidente, l’apparente incapacità di gestire la pressione, una seconda parte di stagione da pilota da bassa classifica, 19 punti nelle ultime sei gare, con una media di poco più di 3 punti a GP. Perché? Proviamo a capirlo.

I limiti della moto

“Durante la stagione - spiega Gubellini - si sono manifestati dei problemi inaspettati. Dopo le due vittorie di Jerez, in Austria abbiamo fatto due gare negative per problemi ai freni, conseguenza di alcune caratteristiche intrinseche della M1 2020. Non è stato possibile in quel caso sistemare la situazione e abbiamo cercato solo di limitare i danni. Anche a Brno avevamo avuto un’usura delle gomme più pronunciata rispetto a quanto accaduto nel 2019: quindi, anche in questo caso, è successo qualcosa legato alla moto che avevamo quest’anno. Ad Aragon 1 abbiamo patito l’errata pressione della gomma anteriore: il problema c’era, è stato riscontrato dai dati, ma non era una colpa di Fabio. A Valencia sono arrivati gli errori dei piloti, ma ormai eravamo in una situazione compromessa: per tutto questo dico che Fabio non ha colpe”.

L’analisi di Gubellini si basa su dati tecnici: secondo l’ingegnere - ma questa è solo un’ipotesi - con la M1 2019 Quartararo sarebbe stato molto più regolare.

I limiti del pilota

Il pilota francese, però, ha mostrato dei limiti. Gubellini sostiene che “non è vero che non è capace di gestire la pressione”, però i risultati e i numeri dicono che Fabio nei momenti critici è andato in crisi. “Non è abituato a lottare per il campionato: questa esperienza se la sarebbe fatta rimanendo un anno in più in Moto2” è la tesi - per me totalmente condivisibile - di Luca Boscoscuro, il team manager che ha avuto il grande merito di ricostruire Quartararo psicologicamente nel 2018 dopo due stagioni difficilissime.

Effettivamente, nel motomondiale, in Moto3 e Moto2, Fabio non è mai stato costantemente nelle prime posizioni e non dimentichiamo che ha solo 21 anni. Si potrà obiettare che anche Joan Mir è giovanissimo (23 anni), ma Mir aveva già vinto un titolo in Moto3: fa una gran bella differenza. Nel 2019, Fabio è andato fortissimo, ma essendo un debuttante non aveva alcuna pressione: era tutto più facile. Molto diverso il campionato 2020, oltretutto iniziato con due vittorie di forza: a quel punto, per l’aspirante campione è diventato tutto più complicato. Dati per veri i problemi della M1, Quartararo avrebbe comunque dovuto gestire in maniera differente alcune situazioni e il plateale nervosismo in più di una gara ha evidenziato un pilota che deve lavorare su alcuni aspetti caratteriali.

Secondo Gubellini, Fabio ha commesso solo due veri errori in gara, ma in più di un GP non è riuscito a limitare i danni come deve fare un pilota in lotta per il titolo.

In più, a mio modo di vedere, Fabio ha sofferto moltissimo il compagno di squadra: dopo quanto accaduto nel 2019, Quartararo pensava probabilmente di non aver alcuna difficoltà con Morbidelli, che, al contrario, si è dimostrato molto più forte di lui.