SBK. Il backstage di Phillip Island

SBK. Il backstage di Phillip Island
Carlo Baldi
Ecco le notizie dal paddock di Phillip Island che forse vi sono sfuggite. Raffaele De Rosa fermato dai semimanubri, leva da cross per Laverty, le velocità massime di tutte le moto e molto altro... | C. Baldi, Phillip Island
2 marzo 2012

 

Troy Bayliss ancora in sella


Troy Bayliss avrebbe voluto correre sia a Phillip Island che a Imola come wild card, tanto che al team Althea era stato richiesto di mettere nelle proprie casse tute, stivali e caschi da consegnare in Australia al tre volte campione del mondo. Troy avrebbe richiesto alla Ducati una moto per disputare i primi due round del campionato mondiale Superbike, ma a quanto sembra però, la casa di Borgo Panigale gli avrebbe proposto una moto giudicata poco competitiva dal campione australiano che quindi ha preferito rinunciare. Chissà che per Imola qualcuno non riesca a mettergli a disposizione una 1198 competitiva? Si parla del team Effenbert Liberty, ma il team della repubblica Ceca non è la sola squadra che utilizza Ducati e che potrebbe trarre vantaggio dalla larga eco che deriverebbe dal ritorno in pista di uno dei piloti che hanno fatto la storia recente del mondiale Superbike.


Raffaele De Rosa fermato dai semimanubri


Difficile debutto per Raffaele De Rosa che in gara uno non ha potuto prendere il via perché durante il giro di ricognizione si è accorto che l’attacco di uno dei due semimanubri si stava rompendo e quindi ha dovuto riprendere la via dei box. Risolto il problema il pilota del team Pro Ride Real Game Honda ha preso regolarmente parte alla seconda manche, conclusa al diciassettesimo posto


25 anni di SBK


Il mondiale Superbike festeggia il suo 25° compleanno onorando i campioni del passato. A Phillip Island Paolo Flammini CEO di Infront Motor Sports ha consegnato una medaglia commemorativa a Rob Phillis, Peter Goddard, Troy Corser e Aaron Slight. Goddard (Yamaha) e Phillis (Kawasaki) sono stati i vincitori della prima gara della Superbike disputatasi sul bellissimo tracciato dello stato di Victoria nel 1990, mentre Aaron Slight (Honda) vice campione del mondo nel 1996 e nel 1998, vinse una manche nel 1997. Meglio di loro ha fatto Troy Corser che a Phillip Island ha conquistato sette vittorie (nessuno ha vinto quanto lui su questa pista) con tre moto diverse : Ducati, Aprilia e Suzuki.


Giro d’onore per Troy Corser

I tifosi australiani hanno potuto rivedere in pista uno dei loro idoli, ritiratosi al termine dello scorso campionato. Impressionante il palmares del pilota nato a Wollongong nel 1971. Troy è stato campione del mondo Superbike nel 1996 con Ducati e nel 2005 con Suzuki. Ha inoltre vinto il titolo Superbike AMA nel 1994 e quello Superbike australiano nel 1993, mentre nel 1990 è stato campione australiano Sport production 250. Mr.Crocodile è il pilota che ha raccolto più punti nella storia del mondiale Superbike 4.000, detiene il record delle pole position con 43 e del maggior numero di podi con 130. Suo anche il record di partecipazione a gare della Superbike, 377 e a oggi è il più titolato con 33 vittorie, 47 secondi posti e 50 terzi posti.


Rolling chassis e bare frame


Alla luce dei nuovi regolamenti del mondiale 2012, impariamo questi termini che identificano rispettivamente un telaio sul quale sono stati montate le sospensioni, i manubri e l’impianto elettrico senza centralina ed un nudo telaio. Come sappiamo ogni pilota dispone di una sola moto, ma nel suo box ogni squadra ha anche un rolling chassis e svariati numeri di bare frame, vale a dire di telai. In caso di caduta ogni squadra può decidere se finire di montare il rolling chassis o se montare ex novo una nuova moto partendo da uno dei bare frame a sua disposizione (facendolo punzonare). Sia nel caso che si utilizzi il rolling chassis che nel caso di una nuova moto montata su un bare frame, quella danneggiata non potrà più essere utilizzata. L’intento è chiaro: se il tempo è poco si utilizza il rolling chassis, mentre se la squadra ne ha la possibilità utilizzerà un nuovo telaio mantenendo così nel box il rolling chassis per un ulteriore eventuale urgenza. Scende di molto la possibilità di vedere un pilota a piedi a causa di una caduta. Ma i costi? Meno materiali (forse) ma invariato numero di tecnici. Quanto risparmieranno effettivamente i team. Lo sapremo solo a fine anno.


Leva da cross per Laverty


Lo sfortunato Eugene Laverty si è fratturato il terzo metacarpo della mano sinistra nel corso delle prove private. Ha stretto i denti e nonostante un'ulteriore caduta nelle prove di venerdì (con tanto di trauma cranico) il sabato si è qualificato e domenica ha collezionato un ritiro ed un ottavo posto. Per agevolargli il compito i suoi tecnici gli hanno montato una leva della frizione di una moto da cross. Ovviamente Aprilia.


Le velocità massime


Sappiamo del record stabilito da Biaggi che in entrambe le gare ha fatto segnare la stessa velocità massima di 324,6, nuovo record del circuito australiano per le moto. In gara uno dopo Max i più veloci sono stati Laverty e Melandri con 322,7. La Ducati più veloce è stata quella di Zanetti con 317 km/h mentre il più lento in pista è stata la wild card Johnson (BMW) con 302,8. In gara due dopo il Corsaro sono stati ancora Laverty ed una BMW, non più quella di Melandri (alle prese con problemi di assetto) ma quella dello stoico Haslam con 321,8. La Ducati più veloce è stata quella di Smrz con 315,2 ed il più lento ancora Johnson con 300,3.


Ridotto a 15 il numero di giri della Supersport


Con 54 gradi di temperatura dell’asfalto, si temeva che le gomme delle Supersport (che ricordiamo non sono slick, ma con battistrada di serie) non potessero garantire la necessaria sicurezza. Da qui la decisione della direzione di gara di diminuire il numero dei giri della gara che ha visto il ritorno alla vittoria di Kenan Sofuoglu che portava in gara la Kawasaki del team Lorenzini.


Pirelli


La casa italiana ha portato in Australia tre tipi di gomme per l’anteriore e tre per il posteriore, oltre a due tipi per le intermedie, due per la pioggia ed una gomma da qualifica. Per quanto riguarda il posteriore erano disponibili anche due misure diverse da 1903 e da 200 mm (quest’ultima era in realtà una 196,4). Le “gommone” erano disponibili nella versione B mai utilizzata in precedenza dai piloti Superbike, che offriva più grip rispetto alla C, già utilizzata nei test Infront del 20 e 21, più rigida e con maggiori garanzie di resa alla distanza. La nuova misura più larga è derivata dalla necessità di una maggior base di appoggio su di una pista che ha quasi tutte le curve a sinistra. In totale ogni pilota poteva disporre di 33 coperture all’anteriore e 34 al posteriore (nelle diverse versioni).