Carlo Perelli ci ha lasciato

Carlo Perelli ci ha lasciato
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Purtroppo è scomparso ieri, 17 novembre, Carlo Perelli. Aveva 87 anni ed era ricoverato all’ospedale San Carlo a Milano dopo aver contratto il virus. I suoi pezzi e le sue foto hanno accompagnato intere generazioni
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
18 novembre 2020

La notizia mi è arrivata poco fa da Marco Riccardi, collega ed amico comune.
Perelli aveva iniziato a lavorare nel 1949, quando aveva soltanto sedici anni e “portava ancora i pantaloni corti”, come amava raccontare. Nipote dell’editore Gino Magnani, appena possibile si infilò nella redazione di Motociclismo. Ci sarebbe rimasto fino a ieri: settant’anni nello stesso giornale, un pezzo anche sull’Epoca, finché la salute lo ha assistito e anche oltre. Un maestro per moltissimi di noi.

Io lì lo incontrai per la prima volta, quando il giornale era in corso Italia, nel centro di Milano. Per me che leggevo e rileggevo il mensile fino a impararlo a memoria, era un idolo: era “il” motociclista. Ancora non infilava il casco nelle prove su strada, alla fine degli anni Sessanta metteva solo il baschetto, ma la sua espressione felice dietro gli occhialetti da vista già mi parlava di passione e competenza, ancora prima di conoscerlo.

Lavorando in seguito, e per tanti anni, di fianco a Perelli ho imparato a scrivere di moto. La sua cultura motociclistica, la sua memoria e la puntigliosità, che qualche volta mi ha dato anche fastidio, era famosa. Ma lui era così: preciso, severo con se stesso prima che con gli altri, essenziale. C’era tra i maestri di allora anche Roberto Patrignani, penna eccezionale e molto estrosa; Carletto era il suo miglior amico e lo ammirava, ma lui era diverso: spartano, documentatissimo, puntuale. Ma anche spiritoso, altroché, autoironico, brillante nei racconti.

Tutti gli volevano bene. Lo scoprii fin da quando mi portò in pista a Imola per qualche Conchiglia d’Oro. Tutti lo conoscevano, lo chiamavano dalle tribune. Pensai che soltanto Agostini era più famoso di lui, era il volto più noto del mondo della moto e lo è rimasto per sempre.

Le sue fotografie, il suo sorriso. Settant’anni dedicati alla moto, ci mancherai, caro Perelli.
Alla sua famiglia il nostro abbraccio più affettuoso.


Al ricordo di Nico aggiungo il mio. Ho conosciuto Carlo Perelli leggendo da ragazzino i suoi articoli su Motociclismo e poi di persona quando ebbi la fortuna di lavorare al suo fianco nella redazione del mensile milanese in via Boccaccio. Carlo era un conoscitore enciclopedico della moto e dei suoi personaggi, una persona curiosa e appassionata del suo lavoro, con una memoria fuori dal comune e di grande correttezza nei rapporti interpersonali.
Mi piacevano i suoi scritti: asciutti, informati, rigorosi, senza inutili enfasi e protagonismi. Celebri le sue sessioni fotografiche, infinite perché anche in quelle cercava la sua perfezione.
E poi c'era l'altro Carlo, quello seduto a tavola davanti a del buon cibo, di buon umore, sagace e divertente nel raccontare aneddoti e storie di moto.
Una persona per bene, come ce ne sono poche.

Maurizio Gissi
 

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