Elena Aubry: i primi indagati per l'incidente in moto sull'Ostiense

Elena Aubry: i primi indagati per l'incidente in moto sull'Ostiense
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Il pm Laura Condemi iscrive nel registro degli indagati alcuni funzionari del Comune di Roma
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
29 giugno 2020

Il 6 maggio 2018 Elena Aubry perdeva la vita in un incidente in moto sulla via Ostiense, a Roma. In questi giorni, a due anni di distanza dai tragici fatti, alcuni funzionari del Comune di Roma sono stati iscritti nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta tendente ad accertare le eventuali responsabilità sulle cause dell'incidente occorso alla venticinquenne.

Gli indagati dal pm Laura Condemi, che si è avvalsa nelle indagini svolte finora anche di ricostruzioni 3D, sarebbero coloro che avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione della stessa via Ostiense. Tra le possibili cause dell'incidente mortale di Elena Aubry, le radici affioranti sull'asfalto e le deformazioni del manto potrebbero infatti rivestire un ruolo chiave e spiegare la dinamica e le cause della drammatica caduta.

La notizia è di qualche giorno fa e si pone a fianco della efficace e coraggiosa campagna di sensibilizzazione per una maggiore sicurezza stradale che Graziella Vivano, mamma di Elena, sta instancabilmente promuovendo da due anni venendo anche intervistata dal nostro Nico Cereghini, allargando il raggio delle iniziative fino al pericolo rappresentato dai guard rail e alla segnalazione delle buche sulle strade.

 

Solo un paio di mesi fa le ceneri di Elena erano state trafugate dal Verano, il cimitero dove riposavano, e poi ritrovate grazie anche all'impegno e agli appelli che Graziella Viviano aveva diffuso in rete e alla stessa rete, in un lungo e sentito post su Facebook, Graziella ha affidato il suo commento sulla notizia dell'iscrizione sul registro degli indagati dei funzionari comunali, dichiarando che: "Ci sono i primi indagati per la morte di Elena. Che quella strada sia la causa della sua morte, mi pare sia fuori da ogni dubbio." ma, aggiunge: "Io non provo odio "personale" verso nessuno. Ma un processo, la Giustizia, non può che stabilire dei principi che devono essere oggettivi. E il principio in questa vicenda è "La strada non deve uccidere", né Elena, né nessun altro, mai più, ora e sempre.", augurandosi, tra l'altro, che i principi di sicurezza stradale che eventualmente emergeranno dal processo possano fare giurisprudenza.

 

 

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