Franco Malenotti, dalla Belstaff alla Matchless

Franco Malenotti, dalla Belstaff alla Matchless
Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
Dopo aver rilanciato alla grande il celebre brand Belstaff, recentemente ceduto all’austriaca Labelux, la famiglia Malenotti ha acquisito lo storico marchio motociclistico Matchless, con l’intenzione di rivitalizzarlo dopo oltre vent’anni di oblìo
  • Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
21 dicembre 2012


Chi nei ruggenti anni settanta seguiva assiduamente le combattutissime gare per derivate di serie, molto probabilmente ricorderà Franco Malenotti, ex “gentleman rider” romano oggi ultrasessantenne imprenditore di successo, del quale è interessante conoscere la carriera. Laureatosi nel 1967 in scienze economiche e commerciali e l’anno seguente in giurisprudenza, nel 1969 Malenotti inizia ad importare in Italia motociclette Honda attraverso la Samoto Srl, società da lui fondata che presto diventò il più grande distributore europeo della Casa di Tokio, mentre tramite altre società collegate distribuiva sul mercato italiano anche Suzuki, Yamaha, Moto Guzzi e le batterie giapponesi Yuasa. E con la Samoto nacque anche la scuderia omonima, presto diventata notissima come fucina di numerosi talenti, a partire dal fortissimo Tommaso Piccirilli, purtroppo prematuramente scomparso nell’aprile del 1971 a Imola, al quale lo scorso giugno è stato recentissimamente intitolato un nostalgico Memorial al circuito di Vallelunga, del quale era considerato “il Re”.


Tanti piloti corsero nel campionato italiano per derivate di serie, vincendo a ripetizione, in sella alle Honda quadri cilindriche da 500, 400 e 550 (che correva nella categoria 750) cc, magistralmente preparate dal celebre ”mago” piacentino Carlo Murelli, che in seguito lavorò anche con la stessa HRC, il mitico reparto corse di Honda. Tornando a Franco Malenotti, nel 1975 fondò la Futura Motor, specializzata nella costruzione di accessori e parti speciali, che a sua volta generò la Scuderia Futura, anch’essa affermatasi nel mondo delle competizioni. Nel ’76 creò poi la Materie Plastiche Mediterranee, che produceva parti di carrozzeria in poliuretano – formate utilizzando una nuova tecnologia studiata e brevettata insieme alla Bayer - utilizzate in primo equipaggiamento dalle più importanti Case motociclistiche.


Siamo al 1977, ed ecco che il vulcanico Malenotti, tramite il suo Studio di design, inizia a collaborare con i progettisti e gli stilisti di costruttori come la stessa Honda, la Laverda, la Moto Morini e la KTM, disegnando modelli famosi come le Laverda 1000 Jota ed RGS, la (mai nata) Morini 500 Turbo, la Ducati 500….Senza peraltro trascurare accessori e abbigliamento, in collaborazione di Shoei, Oakley, JT-Racing, Dainese, Lewis Leathers, Belstaff, Millet (piumini), e per costruttori di biciclette come Pacific e Haro, depositando anche più di 80 brevetti. Nel 1983 inizia uno stretto rapporto di collaborazione tra

Belstaff Trialmaster
Belstaff Trialmaster

Malenotti e l’Aprilia di Ivano Beggio, che ha portato alla creazione di vari modelli, e alla costituzione della Sponsor, società commerciale facente capo appunto alla casa di Noale per la distribuzione di accessori ed abbigliamento moto. E tre anni dopo, ecco l’accordo con Belstaff, il celebre marchio inglese noto tra i motociclisti di tutto il mondo per i suoi capi realizzati in cotone paraffinato, a partire dalla leggendaria, diffusissima giacca Trialmaster: particolarmente affezionato al Made in England, Malenotti iniziò a realizzare nuove collezioni di abbigliamento motociclistico e country (equitazione, caccia, pesca…), contraddistinto dalla inconfondibile T (di Trialmaster, appunto) incastonata in una corona d’alloro. Un marchio che nel corso degli anni in effetti stava un po’ soccombendo, principalmente per via della concorrenza fattasi davvero fortissima: tant’è che nel 1991, quando il proprietario decise di chiudere la storica fabbrica di Stoke-on-Trent, nello Staffordshire, Malenotti diventa licenziatario di quello storico marchio sulla breccia dal 1924, continuando la produzione dei capi in Inghilterra.


Nel 1992, il vulcanico imprenditore romano entra in società con Lino Dainese creando la Symbol, con lo scopo di progettare e produrre caschi per motociclisti. La nuova società, con sede legale in Italia costituì una joint-venture con un grande fabbricante di materiali compositi di Taiwan, e iniziò ad operare sfruttando ovviamente numerosi nuovi brevetti propri, in una nuova fabbrica, divenendo in breve tempo uno dei più rinomati produttori di caschi in materiali compositi del mondo. Nel 1994 Franco Malenotti fonda SO.G.N.I. , una rete di 40 negozi di arredamento classico inglese in franchising, reperibili nei centri storici e commerciali di varie città. La collaborazione con Dainese dura fino al ’96, anno in cui SO.G.N.I. passa di mano e Malenotti si occupa a tempo pieno del rilancio di Belstaff, costituendo appositamente la Clothing Company S.p.A a Mogliano Veneto (Treviso), e trasferendone la produzione in Italia nel ‘98, presso specialisti che lavorano in esclusiva. Due anni più tardi, inoltre, viene rilevato e rilanciato il marchio di abbigliamento toscano Capalbio.


Arriva il 2004, anno in cui Clothing Company acquisisce il marchio Belstaff dal gruppo inglese James Halstead, continuandone l’opera di rafforzamento grazie anche all’eccellente operato dei figli Manuele e Michele, che l’hanno riportato sugli scudi davvero alla grande a livello mondiale, diffondendolo capillarmente anche – e soprattutto - nell’empireo del fashion e nel mondo dorato dello starsystem hollywoodiano. Tant’è che nel 2008 la società di Mogliano Veneto fattura ben 90 milioni di euro, con il 60% della produzione destinata all’esportazione. Quattro anni più tardi, ovvero ai giorni nostri, quando i brand prestigiosi cambiano facilmente di mano – vedi Audi che acquista Ducati da Bonomi, che a sua volta acquista Aston Martin – ecco che Malenotti vende Belstaff al Gruppo austriaco Labelux della famiglia Reinmann. Acquistando nel contempo, da un operatore di settore greco, un altro storico marchio motociclistico britannico, “dormiente” da oltre vent’anni.
 

Matchless G80
Matchless G80

Si tratta di Matchless, che molti degli appassionati citati all’inizio ricorderanno sicuramente, e che Malenotti, a quanto pare, intende rilanciare proponendo modelli ispirati non solo alla intrigante monocilindrica G80, ma anche a modelli più ambiziosi come la bicilindrica Silver Arrow e la “4 cilindri” Silver Hawk. Visto come la famiglia Malenotti, alla quale non mancano certo la passione né l’esperienza, è riuscita nell’impresa di rilanciare Belstaff, sarà interessante seguire anche questa operazione di rilancio di un marchio come Matchless, che vide la luce nel remoto 1899 per poi defungere definitivamente nei primi anni novanta.


«Anche se nell’operazione saranno coinvolti anche alcuni personaggi ex-Aprilia» sottolinea rigorosamente lo stesso Malenotti, « il marchio Matchless tuttavia non diventerà assolutamente italiano, tant’è che le moto verranno costruite in Inghilterra, in una nuova struttura appositamente realizzata».
Concludiamo col sottolineare che nella seconda metà degli anni 80 Franco Malenotti possedeva già una collazione di almeno un centinaio di moto tra le più rilevanti della storia. Un vero tesoro che fu venduto ad Ivano Beggio, e che oggi figura nel Museo Aprilia di Noale. Di quelle moto, Malenotti si è tenuto solo splendida una Norton 750 Commando Fastback.

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