Il museo Morbidelli va all’asta, una Ducati è la star

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Si tratta della 125 quattro cilindri progettata da Taglioni alla fine degli anni Cinquanta ed esemplare unico. Stima 500-700.000 euro. Tra i tanti pezzi di grande valore, una sola Morbidelli: la gran parte delle GP bianco-azzurre titolate è rimasta nella proprietà della famiglia
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
29 febbraio 2020

Le moto del museo Morbidelli, trasferito in blocco a luglio dalle Marche all’Inghilterra,  saranno il fulcro dello Stafford di primavera di Bonhams, la celebre casa d’aste britannica. L’evento è programmato per i giorni 25 e 26 aprile e anche se Bonhams ha una grande tradizione di aste motociclistiche ad altissimo livello, questa collezione Morbidelli è annunciata come la più importante mai offerta tra quelle private. E c’è un pezzo, in particolare, che fa immaginare cifre record per l’aggiudicazione.

Si tratta della Ducati 125 quattro cilindri, una GP che non ha mai corso ma che ha una caratteristica fondamentale: è l’unica esistente. Progettata da Fabio Taglioni  intorno al 1958, questa moto ha una storia particolare, perché sembrava perduta ed è poi stata riscoperta a pezzi, il telaio in Croazia e il motore in Lettonia. A Borgo Panigale era stata battezzata Unicorno e si dice che viaggiava fortissimo: accreditata di 23 cavalli a 15.000 giri, nelle prime prove pare avesse superato i 200 all’ora. Prima che fosse pronta fu però ammutolita dai nuovi regolamenti FIM che limitavano il frazionamento per contenere i costi.

Nel 1959 la Ducati si sarebbe ritirata ufficialmente dalle corse. L’anno prima l’indimenticabile ingegner Taglioni era straordinariamente impegnato, se pensate che mentre terminava questa quattro cilindri stava lavorando anche sulla monocilindrica Trialbero Desmo 125 e aveva sviluppato una bicilindrica, sempre 125, che fu terza a Monza guidata da Francesco Villa. Qui il motore quattro cilindri in linea, bialbero sedici valvole richiamate dalle molle e senza sistemi desmodromici, aveva alesaggio e corsa di 34,5x34 millimetri, roba da modellismo, ed era raffreddato ad aria.

Quanto può valere una moto così particolare? Secondo le stime ufficiali del banditore il valore è compreso tra le 400 mila e le 600 mila sterline, cinquecento e settecentomila euro. La valutazione è difficile perché di solito le moto così preziose non arrivano fino all’asta pubblica, ma in ogni modo questa Ducati ha la teorica possibilità di diventare la moto da corsa più preziosa mai venduta all’asta. Ricordando che il record assoluto per una moto resta legato alla Harley Panhead di Peter Fonda, protagonista del film Easy Rider del 1969: 1,62 milioni di dollari…

Non sarà l’unico pezzo pregiato dell’asta Bonhams di fine aprile. Morbidelli aveva raccolto molte Benelli da GP e tra le altre moto da corsa c’è la 250 campione del mondo 1950 con Dario Ambrosini, quella della storica tripletta al TT, Ginevra e Monza. La Benelli che surclassò le Moto Guzzi di Can, Anderson e Ruffo e quando non vinse, come nella quarta gara dell’Ulster, fu seconda. Qui la stima di Bonhams viaggia tra 120 e 180 mila sterline. Inoltre compare sul catalogo un’altra Benelli 250 straordinaria, la quattro cilindri di Tarquinio Provini che trionfò al Montjuich di Barcellona nel 1964, seconda prova mondiale di quell’anno, davanti a Redman con la Honda e Read con la Yamaha (stima di 80-100.000 sterline). Tra gli altri pezzi anche due Mondial: una 175 bialbero e una 250 costruita in collaborazione con Giuseppe Pattoni.

A suo tempo ci si era chiesti se persino le moto da corsa  di Giancarlo Morbidelli, quelle bianco-azzurre che portano il suo marchio e hanno vinto in tante classi, sarebbero state messe in vendita, tutte o in parte, dagli eredi del grande industriale scomparso da poco. Ebbene, ora sappiamo che la maggior parte di quelle moto sono rimaste in famiglia, e di sicuro non sono state messe in vendita quelle titolate. Bonhams inserisce tra le proposte di primavera soltanto una delle prime 125 Morbidelli. Si tratta della moto che Angel Nieto portò in gara nel 1973 con tre secondi posti, nell’unica stagione che vide il tredici volte iridato alla guida della moto artigianale pesarese. I titoli sarebbero arrivati più avanti, dal 1975, con Pileri e con Bianchi.

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