Silvio Manicardi, perché ho scelto un'Harley

Silvio Manicardi, perché ho scelto un'Harley
  • di Alfonso Rago
Un biker a sorpresa tra gli harleysti del raduno romano: dopo una vita trascorsa soprattutto tra le moto jap, Silvio Manicardi ha infranto l’ultimo tabù. Si è comperato una 883R e con lei ora scorrazza felice e contento | A. Rago
  • di Alfonso Rago
14 giugno 2013

 

Chi lo conosce bene, farà fatica ad immaginarlo in sella ad una Harley: eppure è così. Doppiato con un’invidiabile forma fisica il capo delle 70 primavere, Silvio Manicardi vive una sorta di seconda giovinezza motociclistica. Tutto merito di una travolgente passione, scoccata con una rombante 883R.

Per chi non avesse dimestichezza con il personaggio, il percorso professionale di circa 40 anni d’attività lo colloca tra i “senatori” del nostro mondo: ha iniziato a lavorare in Moto Guzzi, passando poi per Ducati, Brembo, Campagnolo, Honda Italia ed Honda Europa in Gran Bretagna; ed ancora, Ancma, e poi di nuovo Honda Europa (ma stavolta con sede a Roma); il tutto, con un lavoro parallelo presso la Federazione Motociclistica Internazionale. Oggi che è in pensione, proprio non riesce a stare lontano dalle due ruote: lo troviamo nello staff che organizza i Motodays a Roma, che anche a lui devono non poco del loro successo.
Intuibile che alla base ci tutto ci sia una grande passione: Silvio ha iniziato molto presto ad andare in moto, e ricorda ancora come fosse ieri il primo Velosolex, distrutto da un impatto con il muso di una Topolino sbucata all’improvviso da un cancello. Poi arrivarono un Itom a rullo, un Alpino 3 marce, un Motom 48 Sport ed un 98 TS, prima della lunga sequenza di ben 7 BSA e delle moto jap, una volta entrato in orbita Honda.


Mai però un’Harley: come mai?
«Sono entrato in contatto con l’azienda americana quando ero in Brembo: tramite Aermacchi, ebbi modo di conoscere nel 1979 Dick O’Brien, responsabile del reparto corse di Milwaukee (incarico gestito dal 1957 al 1983, ndr). Un incontro di lavoro, che mi permise di valutare gli standard dei prodotti Harley, allora lontani dal mio gusto. Senza perifrasi: non mi piacevano. Tornando ad esaminarle dopo qualche anno, ho apprezzato il grande sforzo compiuto per migliorare l’affidabilità, elevare la qualità, introdurre innovazioni tecniche».


Ed hai scelto una 883R...
«E’ stato un colpo di fulmine: l’ho vista esposta ai Motodays e non ho resistito. Una breve trattativa e ne ho preso le chiavi. Da tre mesi la uso quasi ogni giorno ed ho scoperto di guidare un piccolo gioiello».


Da come ti esprimi ne sembri quasi innamorato: cosa ti piace di più della tua Harley?
«Dico che è una moto, una vera moto, senza aggettivi ulteriori. Non le appiccico categorie di appartenenza, come custom, sportster, o altro. Pura essenza motociclistica: mi sembra di guidare una Norton o una BSA dei bei tempi andati, ma con una grazia inedita. Erogazione dolce, ma coppia potente per divertirsi; ruota da 19” per una guida fluida; un bel sound dagli scarichi e finalmente anche dei freni all’altezza. Non che tiri le staccate, ma danno sicurezza in ogni momento».


Quando scendi in garage, quale moto scegli?
«Al momento, la Harley è la preferita dal mio harem a due ruote: la considero la sorella maggiore della BSA 441, di cui è l’esatto doppio di cubatura, mentre il Silver Wing lo lascio per la brutta stagione, quando le ginocchia implorano un po’ di pietà e lascio riposare le articolazioni. Quando poi sono in vena di... nostalgia canaglia, mi metto in sella al Motom 48 Sport con cambio a bacchetta, che ho trovato identico a quello della mia gioventù... e mi chiedo come facessi a guidarlo!».


Una legge non scritta, ma mai disattesa, vuole che nessuna Harley sia eguale ad un’altra: come hai personalizzato la tua?
«Finora solo interventi di dettaglio: una bella e capiente borsa laterale di cuoio, un parabrezza per avere più comfort durante la guida. Sono pochi mesi che la possiedo: magari tra un anno non la riconoscerai!».


E la tua metamorfosi in harleysta come procede?
«Se ti riferisci all’abbigliamento, magari cederò alla tentazione di un bel giubbino in pelle nera, ma non penso di andare oltre. Sono un biker basic, per così dire.
Oppure intendi sapere se ho già un tatuaggio? Ancora no, ma ci sto pensando: farò una mosca che diventa elefante. Dove, immaginalo tu...».

Con questa battuta, in linea con il personaggio, Silvio ci saluta... harleysti, strana gente!

 

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