SBK 2019 - In Argentina superficialità ed incoerenza

SBK 2019 - In Argentina superficialità ed incoerenza
Carlo Baldi
I piloti non riescono mai ad essere solidali, ma responsabile di quanto è successo a San Juan è soprattutto Dorna, che dovrebbe controllare preventivamente lo stato dei circuiti
13 ottobre 2019

Quello di San Juan in Gara-1 è stato un mezzo sciopero che voleva bocciare la pista argentina, ma ha invece finito per screditare quei piloti che hanno deciso di non partire.

Non è la prima volta che di fronte a problematiche importanti, legate alla pista o alle condizioni meteo, i piloti si riuniscono, ma ancora una volta abbiamo avuto la conferma di come mettere d’accordo tutti i piloti e prendere una decisione univoca sia praticamente impossibile.

E’ successo a Imola dopo il grave incidente di Lascorz. Tutti d’accordo nell'annullare le prove, ma poi solo due o tre piloti non tornarono in pista nel pomeriggio. Sempre a Imola quest’anno sotto la pioggia, i piloti non riuscirono a mettere d’accordo contrari e favorevoli, e Gara-2 venne annullata.

Ieri nel meeting prima della gara era stato deciso di non correre Gara-1, ma di disputare due gare di 21 giri nella giornata di domenica. In questo modo ci sarebbe stato il tempo di ripulire la pista (come era già stato fatto venerdì sera e sabato mattina), e visto che il caldo è previsto in diminuzione, una temperatura più bassa avrebbe ulteriormente aumentato il grip. Questa la decisione della maggioranza (14 piloti su 18). Però una volta rientrati nei rispettivi box molti hanno cambiato parere, e alla fine i dissidenti sono risultati essere solamente sei.

Da notare che di questi sei solo uno il prossimo anno non cambierà team: Chaz Davies. Gli altri cinque hanno potuto puntare i piedi anche perché sanno che dovranno comunque interrompere il loro rapporto con l’attuale squadra. Chi ha cambiato idea ed ha poi deciso di correre è stato quindi con molta probabilità influenzato nella scelta dalla propria squadra, mentre Davies è rimasto comunque coerente con quanto era stato deciso.

Poteva essere una buona occasione per far valere le decisioni dei piloti, ma si è tramutata invece nell’ennesima dimostrazione di come i piloti stessi non riescano a fare gruppo e ad unirsi nel nome della sicurezza

La gara si è disputata regolarmente, senza incidenti o cadute (per fortuna) ma resta comunque sul tappeto il problema di base : le pessime condizioni della pista.

E’ possibile che nessuno valuti le condizioni di un tracciato prima dell’evento previsto sullo stesso? Sin da giovedì è stato evidente per tutti come la pista fosse in condizioni disastrate, piena di sabbia e con molti tratti ri-asfaltati da poco (circa il 70% dell’intero tracciato) sui quali il grande caldo di questi giorni ha fatto riaffiorare il materiale oleoso presente nell’asfalto fresco. A detta di molti piloti è stato proprio questo il motivo delle cadute di Haslam e Baz, entrambi infortunati.

 

Il circuito di San Juan è stato inaugurato lo scorso anno, proprio in occasione delle gare della Superbike. Da allora non sappiamo quale tipo di manutenzione sia stata effettuata sul suo asfalto e quali e quante gare si siano corse sulla pista argentina.

Trattandosi di un autodromo completamente nuovo e con personale evidentemente privo di esperienza, sarebbe stato utile un sopraluogo qualche settimana prima, proprio per evitare che squadre e piloti facessero il giro del mondo per poi ritrovarsi su di una pista in condizioni non degne di un campionato del mondo.

La Dorna e gli organizzatori si sono impegnati molto nella notte di venerdì e sabato mattina per ripulire la pista, tanto che nelle prove libere del mattino Toprak Razgatlıoğlu, il pilota più veloce, ha girato in 1’39”651, cioè a mezzo secondo dal record della pista (Rea 1’39”175). Ma allora cosa è successo dopo le FP3?

Semplicemente che il vento si è rimesso a soffiare e a smuovere sabbia, e che la temperatura si sia alzata oltre i 33 gradi, provocando la fuoriuscita di materiale oleoso sulle zone ri-asfaltate da poco. Sabbia e caldo sono due nemici degli pneumatici, ma va segnalato come ancora una volta le gomme Pirelli si siano rivelate all’altezza, e seppure con una temperatura dell’asfalto di 49 gradi, un grip molto scarso e i suddetti tratti con il nuovo asfalto, i piloti abbiano potuto portare a termine senza problemi una gara di ben 21 giri.

Per riassumere, è stata una vicenda che si poteva evitare, dalla quale esce a testa alta soltanto il produttore di pneumatici, mentre Dorna e i piloti, che decidono una cosa e poi ne fanno un’altra, hanno qualcosa su cui dover meditare.

Un pasticcio che ha generato la gara con il minor numero di partenti nella storia del campionato delle derivate dalla serie, e del quale i detrattori della Superbike, che negli ultimi tempi avevano avuto poco da dire vista la spettacolarità delle gare, approfitteranno per gridare allo scandalo per qualche settimana, sino al prossimo round del Qatar.

Dove farà caldo e ci sarà tanta sabbia.