SS300. Sharni Pinfold: ”Non c’è rispetto per le donne. Mi ritiro”

SS300. Sharni Pinfold: ”Non c’è rispetto per le donne. Mi ritiro”
Carlo Baldi
L’australiana che ha corso nel WorldSS300 annuncia il ritiro a causa, a suo dire, del trattamento dispregiativo nei confronti delle donne. Ma è davvero così? Il parere di Letizia Marchetti
26 gennaio 2021

E’ triste vedere un giovane abbandonare i propri sogni, e lo è ancora di più se a farlo è una pilota che per le gare ha fatto tantissimi sacrifici, ma che ora si deve arrendere a un sistema a suo dire troppo maschilista. Sharni Pinfold ragazza australiana di bell’aspetto e di grande carattere, dopo la morte del padre ha messo insieme tutti i suoi soldi, e anche grazie ad uno sponsor è riuscita a comperarsi una moto e a pagarsi l’iscrizione al Campionato Inglese Moto3.

Catapultata da sola nel vecchio continente, Sharni si è trovata alle prese con un campionato difficile e in un Paese sconosciuto. Non deve essere stato per niente facile passare dal sole australiano alle fredde nebbie inglesi, ma alla fine il suo bilancio è stato positivo, passando dal qualificarsi a fatica alle gare, a chiuderne una in quinta posizione.

La sua carriera di pilota è proseguita lo scorso anno con tre partecipazioni alla European Womens Cup, due a Misano ed una a Imola. Senza conoscere le piste e nemmeno la moto la Pinfold si è piazzata all’undicesimo e al dodicesimo posto nelle due gare di Misano, mentre a Imola ha chiuso ottava. Un mese dopo il team di Smrz l’ha chiamata per correre una gara del mondiale SS300 a Magny Cours, in sostituzione del proprio pilota infortunato. Purtroppo è caduta nella Last Chance Race e si è fratturata le due clavicole, dovendo quindi rinunciare all’ultima gara della Womens Cup di Vallelunga.

La sua decisione di smettere però non è dovuta all’infortunio. Ieri Sharni, ha postato una lunga lettera sulla sua pagina Facebook, ed è andata giù pesante.

Sarebbe troppo lungo riportare tutto il suo sfogo, e ci limitiamo quindi ai passaggi più, significativi.

Questa decisione non è stata presa alla leggera. Fin dall'inizio della mia carriera ho deciso di dare il 100%, sapendo che alla fine l'unica opzione era quella di sapere di aver dato sempre il mio massimo. Mio padre è morto poco prima che iniziassi a correre. Ciò significava che tutto ciò che ho fatto l’ho fatto da sola, senza l’aiuto di nessuno, con tanta determinazione e molti sacrifici. Questo ha significato tentativi ed errori e, come si può immaginare, molte lezioni le ho apprese nel modo più duro, sempre cercando di trovare la direzione migliore per orientarmi in questo sport. Ho iniziato a correre come professionista nel 2017 e da quel momento ogni azione, ogni decisione è stata presa in funzione delle corse. Ho venduto tutto quello che possedevo, ho comprato un biglietto di sola andata per l'altra parte del mondo e spesso ho lavorato a tempo pieno per poter sopravvivere. Ho sacrificato molte cose, la mia felicità, il mio stile di vita, la mia famiglia, la mia salute mentale e fisica. Durante il mio viaggio nel motorsport, ho vissuto molte sfide, alcune delle quali non voglio nemmeno ricordare. La maggior parte delle lotte che ho dovuto sostenere sono state causate dalla mancanza di rispetto e dal trattamento dispregiativo nei confronti delle donne. Cose che non avrei mai dovuto sperimentare se fossi stato un maschio. Poi si arriva ad un punto nel quale non sopporti più. Non voglio più continuare ad essere trattata in questo modo e questo mi rattrista profondamente. Mi rattrista pensare ai sacrifici fatti, e capire che le donne che dedicano la loro vita a perseguire i propri sogni sono esposte a questo trattamento. Questo è stato il fattore principale che ha contribuito alla mia decisione di ritirarmi.

Il mio amore per lo sport continua, ma non sono sicura di cosa mi riservi il futuro. Sono molto orgogliosa di quello che ho ottenuto in questo sport e sento che è un peccato non essere ancora riuscita a realizzare tutto il mio potenziale. Voglio dire grazie a tutti coloro che mi hanno aiutato, che mi hanno fornito delle opportunità, e agli amici che ho incontrato lungo la mia strada. Ora spero di essere in grado di aiutare e incoraggiare gli altri a sapere che sono degni di tutto ciò che desiderano. Il mio desiderio per gli altri è sapere che nessuno ha il diritto di farti sentire indegno o a disagio, e che devi respingere tutto ciò che non ti sta bene”.

Parole forti, che vengono da una ragazza fortemente appassionata e determinata, che ha puntato tutto sul suo sogno di correre, ma che alla fine ha dovuto gettare la spugna.

Ma il mondo delle moto è davvero così maschilista? E’ davvero così difficile per una donna decidere di correre in pista? Lo abbiamo chiesto a Letizia Marchetti, una delle migliori, se non la migliore, pilota donna del nostro motociclismo. Lety ha corso in gare maschili e femminili, partecipando anche al National Trophy 1000 ed al CIV Superbike. Una volta appeso il casco al chiodo è diventata Consigliere Federale, nonché Presidente della Commissione Atleti della FMI. Lo scorso anno la Marchetti è stata tra le promotrici della European Womens Cup e ha conosciuto Sharni Pinfold.

“Sono molto dispiaciuta della sua decisione di smettere - ci ha confidato Letizia - l’ho conosciuta l’anno scorso e sono stata subito colpita dalla sua determinazione e dalla sua passione per le gare. Ho parlato spesso con lei, ed ho saputo che quando era morto suo padre aveva deciso di investire tutto quello che aveva ereditato per correre. Per questo era venuta in Europa, per iniziare una carriera da professionista.

Ha lanciato gravi accuse al mondo delle corse, lamentando trattamenti discriminanti nei confronti delle donne. A te è mai successo?

“Forse sarò stata fortunata, ma non mi è mai capitato. Sono certa che alcune sportellate mi sono arrivate perché sono una donna, ma nessuno vuole restare dietro e tantomeno dietro ad una donna. Sono cose che in pista possono capitare.

Una volta però ti hanno impedito di correre

“Si, è successo in un trofeo che se ricordo bene si chiamava “Interforze”. Avevo tutte le carte in regola per potermi iscrivere, ma l’organizzatore mi convocò per dirmi che non poteva accettarmi, in quanto alcuni piloti gli avevano detto che se correvo io loro avrebbero ritirato l’iscrizione”.

Paura di essere sconfitti da una donna?

Non lo so. Io la presi come un complimento: mi temono a tal punto da rifiutarsi di correre.        

E giusto che uomini e donne corrano insieme o tu preferisci le gare femminili?

Io ho iniziato con le gare femminili, ma poi per fare il salto di qualità ho corso con gli uomini. Secondo me sono valide entrambi le formule. Fa piacere correre con le donne, ma combattere con gli uomini certamente ti da più stimoli.   

Tu conosci sia piloti uomini che donne. Hai trovato differenze dal punto di vista della determinazione e dell’impegno?

No. Nessuna differenza. Per entrambi lo sforzo mentale è identico. Entrambi hanno voglia di arrivare, di vincere. Forse però noi abbiamo uno stimolo in più, che è quello di dimostrare di saper conquistare risultati che alcuni ritengono impossibili per una donna.

Sharni parla di atteggiamenti dispregiativi. E’ una domanda “scomoda” ma te la devo fare: hai mai ricevuto proposte…. Imbarazzanti?

No. Non mi è mai successo. Forse perché immaginavano già la mia risposta. Se le cose stessero come afferma Sharni probabilmente io non avrei nemmeno iniziato a correre. Certo qualche ignorante che ci vede come fenomeni da baraccone o che pensa che faremmo meglio a restare a casa a fare le faccende domestiche c’è, ma gli purtroppo stupidi non mancano in nessun ambiente. Ti posso dire che le Federazioni Motociclistiche si stanno impegnando per aumentare le quote rosa, con molte iniziative e campionati. La European Womens Cup ne è un esempio, ma ci saranno anche altri progetti dedicati al motociclismo femminile. Tornando alla Pinfold, penso che abbia sofferto molto in una stagione difficile e complicata. Lontana da casa, in paesi così diversi dalla sua Australia, per lei non deve essere stato per niente facile farsi largo nel motociclismo. A questo bisogna aggiungere qualche delusione, l’infortunio alla clavicola e tutte le difficoltà derivanti dal covid19. Forse ha avuto un momento di scoramento ed ha preso questa decisione. Mi spiace molto e le auguro di essere felice comunque, anche lontana dalle piste.  

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