MotoGP. Da Zero a Dieci. Il GP d'Austria

MotoGP. Da Zero a Dieci. Il GP d'Austria
Giovanni Zamagni
Numeri, statistiche e voti sul GP d’Austria, un modo per ripercorrere quanto accaduto all’A1 Ring, non solo in pista
16 agosto 2016

UN EVENTO PIU’ UNICO CHE RARO

La Moto3 è naturalmente la categoria nella quale si cade di più: focosità dei piloti e “pochi” cavalli nel motore portano a esagerare più facilmente. In Austria, incredibilmente, in ben due turni di prove non si sono però registrate scivolate nella Moto3: nelle FP3 (le libere di sabato mattina) e nel warm up (durante il quale, sempre incredibilmente, non è finito a terra nessuno nemmeno in Moto2). In totale, nei tre giorni e nelle tre categoria, le cadute sono state 34: eguaglia il numero minimo di scivolate registrate in un GP in questa stagione (era accaduto al Mugello).

ZERO COME LE CADUTE IN MOTO3 NELLE FP3 E NEL WU


POCHI METRI DI ILLUSIONE

Uscendo velocissimo dalla curva 10, l’ultima, quella che immette sul rettilineo, Valentino Rossi ha bruciato Andrea Iannone e alla fine del primo giro è transitato davanti a tutti sul traguardo, prima di essere poi superato alla curva successiva da tre piloti. Di fatto, Valentino è stato al comando poche centinaia di metri, ma per la statistica, naturalmente, risulta come se abbia fatto un intero giro davanti a tutti. Un’illusione di competitività che, purtroppo per Valentino, è durata troppo poco.

UNO COME I GIRI AL COMANDO DI ROSSI IN AUSTRIA

 


UN COMUNICATO PIENO DI RABBIA

La falsa partenza di entrambi i piloti Aprilia ha vanificato la possibilità di cogliere un risultato importante, viste gli ottimi tempi sui quali ha poi girato Alvaro Bautista dopo aver effettuato il “ride trough”. In più c’è stato un errore di segnalazione che ha costretto Stefan Bradl a transitare due volte, invece che una, nella corsia dei box. Episodi che hanno fatto infuriare il Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Piaggio, Roberto Colaninno, che attraverso un comunicato ha fatto sapere, tra l’altro: “…Non possiamo accettare che errori umani, che possono riguardare la gestione tecnica così come la condotta di gara, ci impediscano di dimostrare il nostro vero valore e raccogliere i risultati che Aprilia e questa moto meritano. Ho piena fiducia in Romano Albesiano e nella nuova moto, ma occorre rimboccarsi le maniche…».

Una presa di posizione chiara, che però lascia perplessi: riversare le colpe sui piloti per una falsa partenza è un po’ riduttivo. La RS-GP è certamente cresciuta, ma fare sviluppo in gara, come sta facendo l’Aprilia, è difficilissimo: una scelta fatta proprio da Colaninno, che nel 2014 ha deciso di anticipare di un anno il rientro in MotoGP. Forse, più che con Bautista e Bradl (certamente colpevoli nello specifico episodio), sarebbe più idoneo pianificare meglio le corse. Forse c’è dell’altro: che a Colaninno abbia dato fastidio vedere trionfare la Ducati dell’ingegnere Gigi Dall’Igna, lo stesso ingegnere che aveva regalato all’Aprilia vittorie e mondiali (in SBK), per poi essere liquidato con un comunicato stampa che, ancora oggi, grida vendetta?

VOTO 2 A ROBERTO COLANINNO


COME A VALENCIA 2006 E P.ISLAND 2007

Per la Ducati è la terza doppietta (primo e secondo al traguardo) della sua storia in MotoGP: era già accaduto a Valencia nel 2006 (1° Bayliss 2° Capirossi) e a Phillip Island nel 2007 (1° Stoner 2° Capirossi). Giusto, quindi, parlare di grande impresa dopo la vittoria di Andrea Iannone e il secondo posto di Andrea Dovizioso.

TRE COME LE DOPPIETTE DUCATI IN MOTOGP
 


TALENTO SPRECATO

I dettagli non si conoscono ed è quindi forse sbagliato “condannare” a priori Romano Fenati, ma la storia, purtroppo per lui, gli è contro. «Sarebbe bello che sapeste cosa è successo» si è limitato a dire Valentino Rossi. Per quello che si sa nel paddock, pare che Fenati abbia avuto uno scontro con Alessio Salucci (Uccio), responsabile del team VR46, con il quale sarebbe (il condizionale è d’obbligo) arrivato alle mani all’interno dell’hospitality. Sicuramente Romano, da tempo, era infastidito dal dover condividere il tecnico delle sospensioni con Nicolò Bulega (che odia e con il quale aveva avuto uno scontro verbale pubblico in Qatar, con Bulega “colpevole” solo di essere veloce quanto lui) e ha perso totalmente il controllo dopo aver saputo che Pecco Bagnaia (altro con il quale ha un pessimo rapporto) sarebbe stato al suo fianco nella prossima stagione in Moto2. Purtroppo, Fenati è il classico talento sprecato e anche piuttosto irriconoscente: non si è reso conto dell’opportunità che aveva a disposizione.

QUATTRO A ROMANO FENATI


UN ANNO DA PRIMATO

Andrea Iannone è il quinto vincitore differente del 2016 in appena 10 gare: oltre al pilota della Ducati, quest’anno sono già saliti sul gradino più alto del podio Marquez, Lorenzo, Rossi e Miller.

Non accadeva dal 2009, quando vinsero almeno un GP Rossi, Lorenzo, Pedrosa, Stoner e Dovizioso (che si impose a Donington).

CINQUE COME I PILOTI SUL GRADINO PIU’ ALTO DEL PODIO

 

UN PRIMO, UN SECONDO, QUATTRO TERZI

Per Andrea Iannone è stato il primo successo in MotoGP, arrivato al 61esimo GP disputato in questa categoria. Per il pilota della Ducati è il sesto podio nella massima cilindrata: una vittoria, un secondo posto e quattro terzi. Iannone è il 105esimo pilota capace di conquistare almeno un successo in 500/MotoGP.

SEI COME I PODI DI IANNONE IN MOTOGP

 

UN ALTRO PILOTA VINCENTE

Anche in Moto3, come in MotoGP, il pilota che è salito sul gradino più alto del podio lo ha fatto per la prima volta. Joan Mir, 18 anni di Palma di Majorca è alla sua prima stagione completa in Moto3, categoria nella quale ha debuttato nel 2015 in Australia come sostituto di un altro pilota. Se in MotoGP e in Moto2 sono stati, fino adesso, cinque i piloti capaci di conquistare almeno un GP, Mir è il settimo vincitore differente dopo Binder, Navarro, Fenati, Bagnaia, Antonelli e Pawi.

SETTE COME I VINCITORI IN MOTO3
 


PRIMA DI TUTTO, UN GRANDE SPORTIVO

A fine gara, Andrea Dovizioso era deluso come non lo si era mai visto, profondamento indispettito per aver preso paga da Andrea Iannone, con il quale, per usare un eufemismo, non ha proprio un buon rapporto. Nonostante questo, Dovizioso ha fatto i complimenti al compagno di squadra e ha fatto anche una sorta di brindisi con lo champagne sul podio: un gesto leale, che si vede raramente.

OTTO AD ANDREA DOVIZIOSO

 

MANCA DAVVERO POCO

La crescita di Franco Morbidelli è evidente e continua: dopo essere caduto in Germania mentre era in testa, in Austria il “Morbido” è stato al comando per 16 giri, prima di venire superato da Johann Zarco, al momento più veloce, e nel finale si è ripreso il secondo posto con un gran sorpasso su Thomas Luthi, ottenendo così il miglior risultato in carriera. Adesso ci vuole solo un altro passettino per entrare definitivamente tra i grandi: manca davvero poco. Forza Franco, ce la puoi fare.

NOVE A FRANCO MORBIDELLI

 

TSUNAMI DUCATI

Poche volte, in MotoGP si è vista una superiorità così evidente di una moto rispetto a tutte le altre. E’ già successo, ma è raro e quello che ha fatto la Ducati è davvero eccezionale, con una superiorità schiacciante in ogni condizione e in tutte le situazioni. Un vero e proprio uragano che si è abbattuto sui costruttori giapponesi: merito dell’ingegnere Gigi Dall’Igna, delle sue idee, dei suoi uomini, delle sue scelte. Questa volta è lui – senza possibilità di smentita – il simbolo del GP d’Austria. Grazie Gigi!

DIECI A GIGI DALL’IGNA